>Concorsi
>Forum
>Bandi/G.U.
 
 
 
 
  Login |  Registrati 

NB: La redazione di mininterno.net non si assume alcuna responsabilità riguardo al contenuto dei messaggi.

MA PERCHE' OGNI ANNO DECINE DI MIGLIAIA DI COGLIONI SI ISCRIVONO IN GIURISPRUDENZA?
208 messaggi, letto 8715 volte
 Discussione chiusa, non è possibile inserire altri messaggi

Registrati per aggiungere questa o altre pagine ai tuoi Preferiti su Mininterno.

Torna al forum    


Pagina: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 - Successiva >>

Da: xbastacoglioni29/11/2012 14:22:30
Ci si nasce coglione italiano doc?
Oppure ci si diventa con il diploma di maturita' e i programmi di canale 15?

Da: esa29/11/2012 20:56:01
Forse perchè si iscrivono A giurisprudenza. ...

Da: xbastacoglioni30/11/2012 04:00:22
Proposta anticoglionaggine: portare subito in analisi lo studente delle superiori ai primi sintomi di coglionaggine, ovvero manifesta la volontà di iscriversi in giurisprudenza!

Da: Italien30/11/2012 09:44:31
è inutile dire che a giurisprudenza verranno messi i test. Bersani ha dichiarato che se ci sarà lui al governo niente paletti...

Da: grillinoo30/11/2012 09:55:54
E ALLORA DILLO A BERSANI DI TOGLIERE I PALETTI DI PROTEZIONE ALLE SANGUISUGHE!

http://firmiamo.it/abolizione-della--inutile--casta-dei-notai

Un titolo che la dice tutta dato che i notai NON SERVONO ASSOLUTAMENTE A NULLA; in tutto l'Universo saranno 2 o 3 le nazioni che foraggiano queste inutili sanguisughe che potrebbero essere tranquillamente sostituite con un Ufficiale certificatore già pagato, tra l'altro, dallo Stato (ovvero noi poveri polli). E poi, sarà vero che le tariffe sono imposte dallo Stato? Chissà perché i prezzi per la stessa prestazione variano da un notaio all'altro. Avete mai provato a chiedere loro lo sconto e la ricevuta?

Da: Gladiatore82 30/11/2012 09:59:03
me lo domando anche io, probabilmente perchè non sanno cosa fare, e commettono l'errore più grande della loro vita.

E' disponibile l'App ufficiale di Mininterno per Android.
Scaricala subito GRATIS!

Da: xbastacoglioni30/11/2012 12:34:08
La grande paura dei ventenni diplomati:
in pochi all'Università, con l'ansia del lavoro
L'identikit tracciato da Almalaurea su 40mila ragazzi appena usciti dalle superiori: sempre meno verso la laurea, in tanti pentiti della scelta fatta. E soprattutto sicuri della mancanza di occupazione, che provoca l'aspirazione a un posto fisso, anche lontano dai propri interessi  .
Lo leggo dopo
Sempre più  ragazzi italiani hanno un diploma, sempre meno si iscrivono all'Università, e ben uno su cinque appena concluso l'esame non sa assolutamente cosa fare. Il dato che ha già creato allarme e polemiche viene confermato dalla rapporto "Diplomati 2012" di Almalaurea su circa 40mila studenti appena usciti dalle superiori, una delle fotografie più complete su un momento decisivo per la vita di intere generazioni e per il futuro del Paese. Ma l'allarme più alto arriva dalla certificazione delle ansie e del disorientamento dei giovani italiani attorno ai vent'anni verso il lavoro: sembra data per scontata la difficoltà di trovarlo e un miraggio il posto fisso ma - insieme - cresce proprio l'aspirazione ad un lavoro stabile. E - cosa ancor più preoccupante - "basta che sia sicuro", anche se lontano dai propri studi o dai propri interessi culturali.

I diplomati. E' cresciuta la quota dei diciannovenni che hanno conseguito il diploma (dal 40% del 1984 al 73% del 2009), ma dal 2003 al 2009 il rapporto tra immatricolati all'università e gli studenti appena diplomati si è ridotto in misura consistente, di quasi 10 punti percentuali.

La fotografia. Nel complesso i diplomati si dichiarano piuttosto soddisfatti della propria esperienza scolastica. L'esperienza scolastica complessiva soddisfa 31 studenti su 100 e 54 su 100 sono moderatamente soddisfatti.  L'82% dei diplomati è soddisfatto della competenza dei docenti, il 75% della chiarezza espositiva e il 65% della loro capacità di valutazione. Meno apprezzati sono risultati i laboratori (56%) e le aule (53%). Ma le opinioni più critiche risultano per i vari aspetti dell'organizzazione scolastica fra cui le attività di recupero per chi ha debiti formativi, il sostegno all'orientamento per le scelte post-diploma (universitarie o lavorative), gli approfondimenti culturali e gli incontri con le aziende. Eppure si registra un forte elemento di contrasto con tanta soddisfazione: se tornassero ai tempi dell'iscrizione alla scuola superiore,solo  57 diplomati su cento ripeterebbero lo stesso corso, ma 42 su cento cambierebbero l'indirizzo di studio e/o la scuola: 10 su cento ripeterebbero il corso ma in un'altra scuola, 7 sceglierebbero un diverso indirizzo/corso della propria scuola e 24 cambierebbero sia scuola sia indirizzo. Il 40 per cento degli scontenti lo farebbe principalmente per studiare altre materie, il 24 per cento per compiere studi che preparino meglio al mondo del lavoro, il 15 per compiere studi più adatti in vista dei successivi studi universitari.


Il sogno del lavoro. Sulle priorità tra studio e lavoro 50 diplomati su cento intendono solo studiare, 10 intendono coniugare studio e lavoro, 22 intendono solo lavorare e 16 sono incerti sul loro futuro. Risulta che tutti i diplomi liceali sono il preludio naturale al proseguimento degli studi: l'80 per cento dei diplomati 2012 nei licei classici, il 74 per cento dei diplomati scientifici e il 66 dei linguistici intendono proseguire. Negli indirizzi tecnici il 28 per cento dei diplomati vorrebbe solo studiare, il 35 solo lavorare e il 9 studiare e lavorare.

"Risulta evidente che gli strumenti di orientamento alle scelte post-diploma possono essere determinanti nel prevenire abbandoni degli studi" ­ ha dichiarato Andrea Cammelli, direttore di AlmaLaurea. A causa di scelte inadeguate al primo anno di università si perde infatti il 18% delle matricole con notevole spreco di risorse umane. Per quanto riguarda il background socioeconomico degli studenti, emerge che l'effetto del contesto familiare sul rendimento dei ragazzi è già evidente prima della scuola superiore. Praticamente il futuro dei nostri ragazzi si decide già dalle scelte fatte (da loro e dalle famiglie) a 14 anni. La strada per dare uguali opportunità educative ai ragazzi a partire dalla scuola primaria - conclude - è ancora lunga".
Il futuro.  Per quanto riguarda le aspettative legate al futuro professionale, la maggioranza dei diplomati esprime un forte interesse per l'area aziendale, per l'area marketing, comunicazione, pubbliche relazioni, e per l'area commerciale/vendite. Nell'arco di pochi anni le dinamiche del mercato del lavoro hanno contribuito in modo decisivo a determinare, nell'immaginario collettivo, una revisione di concetti quali "posto fisso" e "flessibilità del lavoro". Nelle aspettative dei giovani questo processo sembra aver comportato un aumento della richiesta di stabilità del lavoro, ritenuta di gran lunga, nel complesso, l'aspetto più rilevante fra quelli presi in considerazione. Preoccupante è lo scarso interesse per una professione coerente con gli studi e con i propri interessi culturali manifestato da questi ragazzi.

Da: +--+01/12/2012 07:33:17
College and university endowments have recovered most of the losses they sustained during the recession, now that the economy has begun to grow. Yet as this year's high school seniors begin to fill out applications and aid forms, a number of prestigious smaller colleges are straining to meet students' financial needs. To bridge the gap, some colleges have begun revising their financial aid formulas, raising concerns about how campus diversity â�" both economic and racial â�" might be affected.

PRNewsFoto/Grinnell College
Raynard S. Kington, president of Grinnell College.

George Ruhe for The New York Times
Michael S. Roth, president of Wesleyan.
Wesleyan University in Connecticut recently decided to take a step back from its longstanding practice of admitting students without regard to their ability to pay, a process known as need-blind admissions. Grinnell College in Iowa is weighing whether it needs to move in the same direction.

Since the recession ended, a few colleges, including Williams College in Massachusetts and Dartmouth, have partly retreated from policies of providing aid only through grants, rather than requiring students to take out loans as part of their financial aid packages. Some other colleges continue to practice need-blind admissions, or have a policy of meeting the full financial need for most students, but have trimmed those practices around the edges, saying that they no longer apply to transfer students.

Administrators at highly selective colleges say they feel caught between financial reality and the fear that rising financial aid needs will result in a wealthier, whiter student population. "This is a conversation that's probably going to occur almost every year for the next several years," said Raynard S. Kington, president of Grinnell, "and I think that's probably true at every other institution like ours, as well."

In the past year, college endowments were essentially flat, and analysts think they are unlikely to return to booming growth. At the same time, state support for public colleges has continued to shrink, family incomes remain below prerecession levels, and the price of higher education has continued to climb.

As a result, more students need financial aid than did a few years ago, they need much more of it on average, and colleges have fewer resources with which to provide it, though a major expansion of the federal Pell Grant program has made up some of the difference.

"We're still seeing a tightening of the budgets, and colleges trying to find ways that they're still accessible but still stay afloat," said Gigi Jones, research director at the National Association of Student Financial Aid Administrators.

There is no sign of aid retrenchment at the handful of wealthiest colleges â�" which are also among the most generous with aid â�" like Princeton, Harvard, Yale and Stanford. But among the selective colleges that are not as well endowed but try to compete at the highest level in offering aid and attracting students, some have been forced to reassess.

Wesleyan, with about 3,000 students, has had the most heated recent debate over the issue, with protests by students who said a change in admissions policy would hurt campus diversity, and there have even been some confrontations between students and the university's president, Michael S. Roth. Financial aid consumes about one-third of Wesleyan's operating budget, more than double its share 15 years ago.

"I applaud the students' commitment to our values," Dr. Roth said. But, he added, "I did not think that the economic model we were using would be sustainable in even the midterm, over the next decade."

In the past, Wesleyan has decided which students to admit without considering their financial resources. But for the class that will enter next September, whose early applications the school is already weighing, that will not be entirely true. Wesleyan will take a majority of that class â�" administrators estimate about 90 percent â�" need-blind, and will take the rest with an eye on ability to pay, among other factors.

Almost half of Wesleyan's students receive financial aid, and college officials say that number will decline by only a few percentage points under the new policy. Wesleyan's endowment of about $600 million makes it wealthier than the vast majority of American colleges, but does not crack the top 100; it has about $200,000 per student, while some of its peers have two, three or four times as much.

While public colleges are often need-blind, few private colleges are, though experts say they know of no definitive list. A larger number of selective private colleges follow Wesleyan's new practice, filling most slots on a need-blind basis.

Colleges with need-blind admissions vary widely in how actively they recruit disadvantaged students. And need-blind admissions can become a hollow promise, because most colleges with that policy do not meet every enrolling student's full financial need â�" a phenomenon known as gapping.

Only a few dozen wealthy colleges practice need-blind admissions and promise to meet full need, though they define need in different ways, and may not extend the policy to transfer students. Most colleges include loans as well as grants in their aid packages; since the late 1990s, a small number of colleges have adopted a no-loan policy, or placed caps on the amount they would ask students to borrow, but a few have since retreated from that stance.

At Wesleyan and Grinnell, administrators say that what matters most is preserving assistance to students who need it, even if that means accepting fewer of them. "We could easily have remained need-blind, kept the label, by simply being less aggressive about pursuing diversity, or admitting people and not meeting their full need, or increasing loan levels," Dr. Roth said.

Dr. Kington said Grinnell would probably raise its limit on how much it asks students to borrow, and it might freeze the size of some aid grants.

Grinnell is in an unusual position. With fewer than 1,700 students, it has one of the largest endowments â�" about $1.5 billion, or around $900,000 per student. But it is also unusually intent on enrolling disadvantaged students, so almost 90 percent of its students receive financial aid, an extremely high figure for an elite college.

It is considering taking the same path as Wesleyan, trimming need-blind admissions, but Dr. Kington said that was unlikely. But he said Grinnell might do more to recruit the students most sought after by top colleges, who also tend to be able to pay â�" a change that if pursued aggressively could have a similar effect on the college's demographic mix.

"We want to be an access institution," he said. "But we can't be only an access institution."

Da: <<<<<<<<<<<<<<<02/12/2012 08:52:16
L'andamento del mercato del lavoro

Il percorso di studi in Giurisprudenza, che richiede più di altre lauree tirocini e praticantati obbligatori per l'accesso alle professioni, rimanda ad un periodo più esteso il raggiungimento della piena occupazione.

A un anno dal conseguimento del titolo chi lavora è il 27% contro il 54% del totale.

Da: <<<<<<<<<<<<<<<02/12/2012 08:55:52
Dopo cinque anni la busta paga è di 1.167 euro.
Il guadagno mensile netto dei laureati del gruppo Giuridico, a cinque anni dalla laurea, è inferiore alla media nazionale (1.167 contro 1.281 euro del totale). Anche nel confronto con altri gruppi di laurea i giuristi hanno gli stipendi più leggeri: a cinque anni i laureati in Medicina guadagnano in media 1.681 euro al mese, quelli in ingegneria 1.540, i laureati del gruppo Economico-statistico 1.372. Questo in gran parte dipende dal peso dei liberi professionisti tra i laureati del gruppo Giuridico che hanno guadagni inferiori rispetto ai professionisti di altri gruppi di laurea anche perché si inseriscono più tardi nel mercato del lavoro, dopo cioè i tirocini e i praticantati obbligatori.

Da: precisiamo03/12/2012 06:40:51
..ora essere fenomeno non serve a niente..molti miei amici ing. del politecnico sono riusciti a trovare lavoro a tempo indeterminato..chi sta meglio prende 1200 al mese..i classici 110 l al politecnico di torino a 24 anni...i mediocri si arrabattano con consulenze e co co co..gli studenti di economia..i migliori stanno facendo stage o qualche contrattino da precario a mille euro al mese..i geni lavorano per società di consulenza e revisori per 12 ore al giorno a 1000 euro..la banche NON ASSUMONO DAL 2008 ..tutti i grandi comparti bancari sono chiusi..basta dare un'occhiata a qualche sito internet di banca..gli ultimo entrati sono del 2008 stabilizzati solo quest'anno.Giurisprudenza??lo schifo..è una della facoltà con maggiore tasso di disoccupazione..una volta fino a 4 5 6 anni fa se ti laureavo sopra il 105  in 5 anni qualcosa trovavi..banche assicurazioni, aziende..pertanto la pratica era l'extrema ratio..ora la pratica è cosa obbligata dato che nessuno più assume..quindi o si vince un concorso come il sottoscritto e ci si sistema o si è disoccupati a vita.fornisco dei numeri..anno 2005 iscritti a torino a Giur ben 1500 matricole..laureate nei termini nella sessione estiva del 2010 solo 26..di questi 26 solo 6 con una votazione sopra il 105 tra cui il sottoscritto..di questi 6 solo io già lavoravo come vigile urbano e solo io , ho in seguito vinto il concorso da ufficiale..gli altri 5 hanno fatto la pratica gratis..ora terminata e aspettano l'aletatorio esame di stato e hanno terminato la scuola da magistrato..hanno provato il concorso da commissario ovviamente segati ai temi e stanno facendo questo all'a.e...se non vincono questo sono fottuti..perchè anche in caso di idoneità all'esame da avvocato il guadagno è vera chimera.La situazione che tu descrivi appartiene ai tuoi tempi..a 10 anni fa..tu hai 37 anni io e gli altri miei colleghi 26..la vita è cambiata di brutto in questi anni..

Da: TIROCINANTI SEMPRE SCHIAVI04/12/2012 06:23:41
- Uno stage al ministero dell'Economia. Un'occasione di questi tempi, perché si tratta pur sempre di entrare nella stanza dei bottoni, e perché con l'aria che tira, l'Istat ci ha appena detto che la disoccupazione giovanile è al 36,5%, in attesa di trovare un lavoro vero anche uno strapuntino va bene. I posti a disposizione sono 34, tutti per chi ha appena preso una laurea o la prenderà nei prossimi mesi. Ed ognuno con un percorso definito, ben strutturato, anche ambizioso: si va dalla «elaborazione del budget, analisi dei costi e misurazione della performance» alla «attività di rappresentanza e difesa del ministero nelle controversie di lavoro», fino al «monitoraggio delle entrate tributarie e analisi dell'andamento del gettito in relazione alle variabili macroeconomiche».
Non le classiche fotocopie, insomma. Poi, si arriva al capitolo rimborso spese. «L'importo lordo è fissato sulla base delle presenze in ufficio, debitamente documentate, determinato in euro 7,00 (sette) giornalieri». A spanne fa un euro l'ora. Con l'avvertenza che le «predette somme saranno erogate ai tirocinanti compatibilmente con le disponibilità nei relativi capitoli di bilancio». Davvero poco, insomma. A meno che qualche università non conceda «forme di sostegno economico» aggiuntive. Il bando è stato pubblicato pochi giorni fa sul sito Internet della Fondazione Crui, la Conferenza dei rettori, che mette in contatto domanda ed offerta per una serie di stage che al momento coinvolgono 12 fra enti pubblici e imprese. Le domande saranno accettate fino a venerdì, il tirocinio partirà a fine gennaio. Ma quei sette euro al giorno stanno diventando un caso.

La Cgil Sicilia, che ha lanciato una mobilitazione contro gli abusi proprio negli stage, ha annunciato una campagna di «mail bombing» dal titolo «Così choosy da non accettare l'elemosina». «Ci sono già precedenti criticabili - dice Andrea Gattuso, responsabile per le Politiche giovanili del sindacato - ma una cifra del genere è davvero ridicola».

In realtà, lo stage low cost non è una rarità. Anzi, una volta su due il tirocinio è completamente gratuito, in un buon 30% dei casi il rimborso spese non va oltre i 500 euro al mese, mentre sono pochissimi i fortunati, il 5,3%, che superano la fantastica soglia dei 750 euro al mese. Con sette euro per giorno lavorativo (150 euro al mese), lo stage al ministero dell'Economia è nelle parte bassa della classifica ma non in fondo. Solo che negli ultimi mesi se non le regole, almeno il vento è cambiato.

La riforma del Lavoro approvata quest'estate dice che per gli stage deve essere riconosciuta una «congrua indennità, anche in forma forfettaria, in relazione alla prestazione svolta». Si tratta solo di una norma di principio perché, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della legge, governo e Regioni devono tradurre quella vaga espressione in una cifra precisa, definendo delle linee guida. Questo passo non è stato ancora fatto anche se ormai ci siamo perché i 180 giorni scadono a gennaio. Dal punto di vista giuridico, e ci mancherebbe, lo stage al ministero da sette euro al giorno si può fare. Lo ha ricordato anche il ministero del Welfare che qualche settimana fa, parlando in realtà di un altro caso, ha sottolineato come le regole sulla congrua indennità «non trovano applicazione nei confronti dei tirocini attivati prima dell'adozione delle richiamate linee guida». Ma ormai gennaio è vicino, al punto che sempre sul sito della Fondazione Crui è bene in vista la sospensione di altri due bandi per una serie di stage al ministero degli Affari esteri e alle Camere di commercio all'estero, che non prevedevano alcun rimborso spese.

Sulla questione è intervenuto anche il Parlamento europeo. Una mozione approvata a larghissima maggioranza prima dell'estate dice che agli stagisti va riconosciuta una «retribuzione decorosa». Una campagna sentita soprattutto dagli europarlamentari francesi, visto che nel loro Paese un soglia minima c'è già, 400 euro. Ci sarà la stessa regola da noi? È tutto da vedere e in ogni caso non sarà facile. Basta ricordare che, dopo le proteste degli imprenditori, il ministro del Welfare Elsa Fornero ha dovuto correggere il tiro sui limiti per i contratti a termine fissati nella sua riforma. Per il momento gli stage continuano a funzionare come sempre. Si fa esperienza, si aggiunge una riga al curriculum, si aspettano tempi migliori. E la Repubblica continua a fondarsi sul lavoro (degli stagisti).

Da: x no allariforma05/12/2012 05:09:11
DOHA  - E' meglio subire il disastro climatico o guadagnare 6 milioni di posti di lavoro in Europa? Sembra un paradosso ma è la sintesi che emerge dalla conferenza di Doha mettendo assieme le previsioni dei climatologi e lo studio realizzato dal Potsdam Institute per conto del governo tedesco. Secondo il prestigioso istituto di ricerca, se l'Europa confermasse l'obiettivo meno 30% per i gas serra si potrebbero creare 6 milioni di posti di lavoro entro il 2020. L'Unione europea ha infatti già sostanzialmente raggiunto, con buon anticipo, il target di riduzione del 20% al 2020. Ora deve impegnarsi per la fase 2 del protocollo di Kyoto (2013 - 2020) indicando gli obiettivi da raggiungere. E all'interno dell'Unione si rafforza il fronte a favore di un impegno al 30%.

Del resto, secondo i dati ricordati ieri da Legambiente, le previsioni confermano il trend che tra il 1990 e il 2011 nell'Europa dei 27 ha visto salire il Pil del 48% e scendere le emissioni serra del 17,5%.  Le incertezze governative nei confronti della green economy hanno rallentato la perfomance italiana che resta positiva (-5,6% delle emissioni, +24% di Pil), anche se meno netta di quella tedesca (-26,2% di emissioni e +35% di Pil), di quella francese (-10,9%  di emissioni e +31% di Pil) e di quella inglese (-27,4% di emissioni e +57% di Pil).

La spinta verso l'innovazione tecnologica insomma ha pagato. Chi ha investito meglio è riuscito a ottenere due vantaggi: un sistema produttivo più pulito (meno smog, meno danni alla salute, meno gas serra) e una maggiore vitalità delle imprese. Se a Doha l'Europa adotterà l'obiettivo del 30% potrebbe arrivare una spinta in direzione della ripresa economica.
"L'Europa può diventare il pioniere della crescita verde creando benessere e ricchezza per tutti i suoi cittadini", ha dichiarato Christiana Figueres, segretario dell'Unfccc (UN Framework Convention on Climate Change). Ma non è detta l'ultima parola perché le resistenze di un piccolo gruppo di paesi guidato dalla Polonia ricca di carbone sono forti.

Pronti a sottoscrivere la fase 2 del protocollo di Kyoto (anche se con target al momento ancora non individuati) si sono già dichiarati, oltre all'Unione europea, Australia, Norvegia e Svizzera. Canada, Giappone e Russia sembrano invece intenzionati a non aderire: aspetteranno il 2015, l'anno entro il quale tutti i paesi dovranno definire l'accordo per abbassare le emissioni serra a livello globale. Questo accordo mondiale diventerà operativo dal 2020, alla conclusione della seconda fase del protocollo di Kyoto.
Ma i climatologi avvertono che aspettare è molto pericoloso: gli effetti del global warming diventano sempre più drammatici. E il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-Moon oggi ha aggiunto: "Il cambiamento climatico sta arrivando velocemente, molto più velocemente di quello che ci si poteva aspettare'' e l'uragano Sandy che ha colpito New York rappresenta ''un segnale di allarme, bisogna agire prima che sia troppo tardi".

Da: MERLO05/12/2012 14:10:34
Quanto vorrei tornare indietro... che laurea inutile... magari potessi tornare a quando avevo 19 anni e iscrivermi..chessò..a infermieristica...all'epoca una volta fatti tre anni di univ. poi al 95% trovavi subito lavoro, sarei già sistemato..invece mi sono fatto convincere (ed è tutta colpa mia!) ad iscrivermi a giurisprudenza per una laurea che non serve a niente...quanto tempo buttato via!!!!!!...NON ISCRIVETEVI A GIURISPRUDENZA NON C'è FUTURO!!!

Da: cecero05/12/2012 14:14:46
maronn chi puzz...chi se zilato?

Da: Avvocato neo05/12/2012 15:46:47
come condivido.....il bello della coglionaggine è poi stare 4 anni per suprerare l'esame di avvocato......per poi ritrovarsi disoccupato lo stesso...

il bello è che c'è gente ancora convinta di fare sto mestiere....assurdo

Da: Brugno06/12/2012 01:53:19
Ma voi avete visto quanta brogna all'uni che frequanta giurisprudenza.. Eccovi spiegato xké c sono tutte qste iscrizioni.
Poi vai in romania ad abilitarti e fai un paio di anni tra brogne straniere.. Insomma una pacchia..
Forse preferite fare ingegneria e prendere il birillo dei colleghi a 1000 euro al mese. No grazie.
Meglio avocat che piagnone o emigrato in inghilterra.. Che brutte le inglesi uaglió..

Da: xbastacoglioni06/12/2012 07:18:01
Roma, 11 agosto 2012 - Laureati e disoccupati. Sono sempre di più i 'dottori' che dopo aver conseguito il titolo di studio universitario si lanciano alla ricerca di un posto di lavoro, senza trovarlo. I dati Istat parlano di un vero e proprio boom: 304 mila le persone, con laurea o addirittura post laurea, che che nel primo trimestre del 2012 sono andate a caccia di un impiego. Infruttuosamente, però. Un livello mai raggiunto da quando sono disponibili le serie storiche, ovvero dal 2004. E il trend è impressionante: il rialzo su base annua è del 41%. La maggior parte sono donne, circa 185 mila.
ARTICOLI CORRELATI
Crisi:boom disoccupati con laurea, +41%
No all'aumento delle tasse per i fuoricorso del Politecnico
Università, arriva il primo robot a cinque dita
Università, lo scoglio dei testCominciano i futuri medici
Usa: in calo richieste disoccupazione
SEGUI LE NOTIZIE SU FACEBOOK
Condividi
Considerato che i disoccupati nei primi tre mesi del 2012 sono stati 2,8 milioni, la quota di quelli che hanno studiato per anni e anni non è indifferente. Bisogna tenere presente che è anche cresciuto il numero dei laureati, ora quasi 6 milioni.  Sono 1 milione e 444 mila, infine, i 'dottori' che rientrano nella zona grigia dell'inattività, ovvero fra coloro che né hanno, né cercano un lavoro. Laureati, senza lavoro e scoraggiati.
INDUSTRIA - Tiene, nel frattempo, l'occupazione nell'industria. L'annuale indagine Confindustria sulle condizioni del lavoro nelle imprese associate ha registrato nel 2011 un calo dello 0,3% del numero di occupati dipendenti, dopo il -1,1% nel 2010 e il -2,2% nel 2009.  Sulla base delle indicazioni qualitative fornite dalle imprese, la domanda di lavoro a inizio 2012 è stata in espansione, ma a ritmi più fiacchi se confrontata con le tendenze rilevate un anno prima.
Dal lato della domanda di lavoro, questa si spiega con il nuovo ampliarsi del ricorso alla Cassa Integrazione. Dal lato dell'offerta, invece, si osserva un'espansione della partecipazione al mercato del lavoro: da primavera 2011 sono sempre più numerose le persone, specie donne, che prima erano inattive e che ora cercano assiduamente un impiego per rimpinguare il bilancio familiare.



Roma, 9 agosto 2012 - Al mare ma con i libri dei test. Un esercito di neodiplomati è costretto a tornare agli studi in pieno agosto per preparare le prove di ammissione all'università a numero chiuso. Alcune facoltà sono strutturate in questo modo in tutta Italia e sono quelle di ambito medico. Medicina e Chirurgia, Medicina Veterinaria, Odontoiatria e Protesi dentaria sono tutte con ammissione tramite test. Limitati i posti che vengono stabiliti dal Ministero con mesi di anticipo e poi distribuiti tra i vari atenei. Lo stesso sistema è in vigore per Architettura. A livello locale, poi, i singoli atenei possono decidere di tramutare in numero chiuso altre facoltà. Avviene, ad esempio, per alcuni corsi di Scienze della Comunicazione, Psicologia, Economia, Scienze giuridiche. In questo caso, però, il calendario delle prove di ammissione non è nazionale ma viene definito dai singoli Rettorati e ne danno comunicazione tramite le segreterie. Anche per Ingegneria, molte facoltà si sono consorziate e la prova ha assunto carattere nazionale.
La scelta dell'indirizzo universitario è carica di valenze perché impegna la vita futura dello studente. Purtroppo, però, complice la crisi economica, succede che a volte lo sbocco professionale non risulti in linea con le aspettative dei giovani e delle loro famiglie. È un pericolo che si corre di più nell'ambito degli studi di tipo umanistico mentre, in quanto a occupazione, le facoltà scientifiche hanno percentuali di occupazione superiori.
Una ricerca dell'Università Milano-Bicocca, coordinata dal professore di Statistica economica Paolo Mariani, dimostra che continua ad aumentare la percentuale di chi viene assunto in un ruolo sotto-qualificato. La percentuale è salita dal 43% al 53%. L'indagine ha rielaborato i dati delle ricerche Stella-Cilea sull'occupazione dei laureati dal 2008 al 2011 e li ha confrontati con quelli della banca dati di Excelsior-Unioncamere.
È come se la schiera degli impiegati, categoria un tempo predominio dei diplomati, oggi fosse ingrossata dai laureati che svolgono mansioni inferiori a quelle relative al loro titolo di studio. La specializzazione, per diversi neoassunti, diventa un handicap rispetto al «saper fare un po' di tutto». Le retribuzioni seguono lo stesso percorso e si attestano su livelli medio-bassi. La media totale è attorno ai mille euro. Soprattutto in ambito legale la media è peggiore: sui 670 euro. Va meglio ai giovani che trovano occupazione nell'area Finanza che arrivano a percepire, di media, 1.160 euro. Va considerato, poi, che i ragazzi oggetto della ricerca sono molto «motivati» e hanno concluso brillantemente gli studi con voti compresi tra il 106 e il 110, ovvero il massimo.
Ma non tutto è buio nel futuro dietro l'angolo. Restano opportunità inattese anche al di fuori dell'ambito strettamente universitario. Si tratta di quelle professioni sempre «scoperte», ovvero dove l'offerta c'è ed è consistente ma la domanda latita.
Il rapporto Excelsior Unioncamere del 2011 conta 117.000 posizioni che attendono di essere riempite. In Italia. Qui e ora. Gli operai specializzati, come elettricisti e specialisti in impianti termici sono molto richiesti dalle aziende ma, evidentemente, rarissimi. Così come non è difficile trovare occupazione per quanti optano per il duro lavoro del panificatore o del macellaio. Ci vuole preparazione in entrambi i casi e non sono mestieri nei quali ci si può improvvisare. Per questo, molte Regioni organizzano corsi specifici di formazione. In alternativa è possibile effettuare stage dopo l'iscrizione agli Istituti alberghieri. Ottime prospettive per chi sa andare per mare: steward, ma anche cuochi di bordo, non sono mai abbastanza.


Non tutte le lauree sono uguali, tanto meno quando si abbandonano le aule universitarie e si bussa alla porta del mondo del lavoro. AlmaLaurea [nell'immagine, la tabella della condizione occupazionale dei laureati di primo livello a un anno dalla fine degli studi] e l'Istat hanno misurato la spendibilità del titolo al termine degli studi e il panorama non appare confortante: nei primi mesi del 2009 le aziende hanno richiesto meno laureati, con un calo del 23% rispetto all'anno precedente. Ne hanno risentito tutti, anche i percorsi di studio che in genere si trovano al vertice dell'occupazione: basta pensare al -35% registrato per i laureati in economia e statistica, ma anche al -24% di ingegneria.
Al di là della crisi, però, sono queste le facoltà che offrono maggiori sbocchi occupazionali: gli ingegneri, dopo cinque anni di studi, possono contare su un posto a tempo indeterminato nell'82% dei casi, in particolare se si è specializzati in meccanica, ingegneria delle telecomunicazioni o chimica. Tra i più appetibili ci sono anche i dottori in chimica farmaceutica, economia aziendale e odontoiatria. A un anno dalla laurea, invece, restano disoccupati medici e laureati in giurisprudenza, ma solo perché intraprendono corsi di specializzazione o il praticantato post-laurea. Diversa la situazione per i laureati in lettere, psicologia e nelle discipline scientifiche: per loro la differenza non sta solo nella possibilità di un contratto, ma anche nella retribuzione, più bassa di circa 300 euro al mese rispetto ai colleghi delle aree medica e tecnica.
La situazione occupazionale si differenzia molto per lauree triennali o specialistiche e i risultati che emergono sono differenti a breve o a medio termine. Se in una laurea di primo livello si cerca la certezza di ottenere presto un posto di lavoro, meglio puntare sulle facoltà che preparano alle professioni sanitarie, come infermieristica oppure ostetricia. A un anno dalla conclusione degli studi l'84% ha già un posto, con un contratto a tempo indeterminato e un buon livello di retribuzione. Si tratta di percorsi professionalizzanti di cui c'è una forte domanda. Per tutte le altre discipline, invece, meglio proseguire con una laurea specialistica: la triennale sembra non offrire chance a lungo termine, e anche chi trova presto un lavoro vede crescere più lentamente la propria carriera rispetto ai colleghi specializzati. Chi ha una laurea in psicologia, biologia o ingegneria quattro volte su cinque prosegue gli studi; un dato ancora più vero per i gruppi economico-statistico, politico-sociale e letterario.
Al termine delle lauree magistrali o di secondo livello il quadro è molto diverso: i medici ottengono buoni risultati a cinque anni dalla laurea, dopo aver conseguito la specializzazione o aver completato il tirocinio. Lo stesso vale per gli studi giuridici, mentre ingegneri, architetti e laureati in economia continuano ad essere avvantaggiati sia per le possibilità di lavoro che per i livelli retributivi.
Non bisogna sottovalutare il rapporto tra titolo di studio e occupazione: i laureati risultano in grado di reagire meglio ai cambiamenti del mercato del lavoro, e nell'intero arco della vita lavorativa il titolo si rivela premiante. Rispetto a chi ha solo il diploma, i "dottori" hanno un 10% in più di possibilità di ottenere un lavoro e guadagnano in media il 65% in più dei colleghi senza laurea. Eppure in tanti nella loro vita intraprendono carriere che non sono in linea con il percorso di studi. Oltre il 20% dei giovani svolge un lavoro per cui il titolo conseguito non è fondamentale: si tratta soprattutto di laureati in lettere, psicologia, lingue e corsi di primo livello di giurisprudenza.
Ma come valutano i selezionatori la laurea nel curriculum? Il "pezzo di carta" ha un valore, ma ad alcune condizioni. Gli "head hunter" interpellati dalla Repubblica degli Stagisti sono d'accordo su un punto: in facoltà non ci si deve invecchiare. Che si tratti di laurea o master, gli studi vanno finiti nei tempi previsti, meglio se con un buon voto - ma soprattutto integrati con esperienze lavorative o di stage. Periodi di studio all'estero, conoscenza delle lingue e  forte motivazione sono altri elementi che possono far crescere in valore la laurea. Là dove non è richiesta una determinata specializzazione, sono questi i parametri in base ai quali le aziende cercano il personale: vengono così rivalutate le lauree in filosofia, lettere o psicologia, ma solo se il percorso di studi è affiancato da attività collaterali che hanno permesso allo studente di arrivare alla fine dell'università con già un'esperienza.

Eleonora Della Ratta

Le storie di vita vissuta raccolte dalla Repubblica degli Stagisti su questo argomento:
- Laurea in psicologia, ma con qualcosa in più: il cinese. La storia di Alessandro, «cool hunter» tra Pechino e Shangai
- Tecnologie fisiche innovative, facoltà poco conosciuta ma molto utile per trovare lavoro: la storia di Michela

Da: <<<<<<<<<<<<<<<06/12/2012 09:12:04
Solo 10 euro di ricavi: è questa la cifra dichiarata al Fisco da un medico pizzicato dalle Fiamme Gialle di Terni a bordo di una grossa Mercedes da 65mila euro. Ed è stato proprio il troppo lusso ad incastrarlo: i finanzieri gli hanno ricostruito oltre 320 mila euro di ricavi sottratti alle casse dello Stato. Superano infine il milione di euro i compensi non dichiarati da un notaio (1,4 milioni di euro), da un ingegnere (1,3 milioni di euro) e da un architetto (1,1 milioni di euro) scoperti rispettivamente dalla GdF di Napoli, Caserta e Ascoli Piceno.

Da: xbasta06/12/2012 14:24:56
Meloni, un aguida per i ragazzi
che finiscono la scuola

Il libro scaricabile dal Web
LINK ESTERNO  Scarica "Buon Lavoro"


ROMA
«Il ministero della Gioventù si ripropone di preparare una guida semplice e facilmente consultabile da fornire ai ragazzi che finiscono la scuola. Una guida che spieghi quali lavori hanno mercato e anche stile pamphlet che abbiamo intitolato "Buon lavoro", già accessibile al sito www.ipotesidilavoro.it». Lo ha annunciato, in una nota, il ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, in occasione della presentazione del primo Rapporto sul mercato italiano dell'orientamento presentato oggi dal

gruppo di rappresentanza Servizi per l'orientamento di Assoknowledge.

«Questo libro - spiega - è dedicato ai giovani che si affacciano per la prima volta nel mondo del lavoro. Un vademecum, una guida facile e veloce per conoscere tutto quello che avreste voluto sapere sul lavoro ma nessuno vi ha mai detto».

«C'è tutto - continua - dai tirocini all'apprendistato, dal lavoro in cooperativa alla libera professione: tutti i diritti e tutti i doveri dei giovani lavoratori. Sembra una banalità, ma pochissimi conoscono tutte le sfaccettature dei diversi tipi di offerta che possono ricevere da un datore di lavoro e rarissimamente conoscono i pro o i contro di ogni tipo di contratto».

«Il Rapporto - sostiene il ministro Meloni - racconta un corto circuito che sperimentiamo tutti i giorni: quello che separa in maniera drammatica il mondo della scuola da quello dell'università e del lavoro. Il mondo del lavoro "come i ragazzi pensano che sia" è totalmente diverso dal "mondo del lavoro come effettivamente è". Questo corto circuito produce effetti deleteri. E fa sì che i ragazzi troppo spesso compiano al buio le scelte più rilevanti per il proprio futuro lavorativo».

«Tra tanti - avverte - un dato del rapporto mi preoccupa anche se purtroppo non mi stupisce: quello che dice che quasi 8 ragazzi su 10 non hanno mai utilizzato servizi di orientamento agli studi e al lavoro. Le poche persone "orientato" hanno ricevuto suggerimenti dalla famiglia e solo marginalmente dalla scuola e da strutture specializzate».

«Eppure - rimarca - se i ragazzi fossero meglio preparati e orientati all'accesso alle facoltà universitarie, saprebbero che, oggi, a un anno dal conseguimento della laurea di secondo livello, il tasso di disoccupazione è del 33% per gli avvocati, e chi lavora ha uno stipendio medio netto di 958 euro contro un tasso di disoccupazione pari a zero per infermieri e ostetriche che già il primo anno di lavoro vantano uno stipendio medio netto di 1.637 euro».

«Questo tipo di informazioni - ricorda il ministro della Gioventù - e il governo nel suo insieme sta lavorando per colmare questa lacuna. Il ministro Sacconi ad esempio si è dedicato all'orientamento prevedendo fino al 2012 uno stanziamento di 4,5 milioni di euro, dei quali 2 milioni già erogati, per ristrutturare il sistema informativo Excelsior di Unioncamere».

«Si tratta di un monitoraggio - afferma - molto accurato che investigando sulla richiesta di lavoro che viene dalle aziende elabora degli studi che possono essere utili sia ai ragazzi per l'orientamento, sia alle istituzioni per aggiustare il tiro nell'offerta formativa e dare impulso a quelle scuole che offrono maggiori prospettive di lavoro».

«Contrastando così il divario tra formazione e lavoro - precisa Giorgia Meloni - si tratta di un progetto molto complesso che per identificare le principali tendenze dei movimenti occupazionali intervisterà ogni anno circa 250mila imprese».

Da: per un buon diritto07/12/2012 08:19:08
Oggi in Italia ci sono 250.000 avvocati, ma la legge è più o meno la stessa di quando ce n'erano 25.000. Ma oggi è consentita la pubblicità, inoltre sono stati eliminati obblighi comportamentali che costituivano garanzia per i clienti.

La colpa è anche degli avvocati, sempre meno qualificati ed attenti alle regole deontologiche; vale a dire quelle che impongono un comportamento chiaro e corretto verso i clienti e verso tutti gli altri soggetti professionali che interagiscono con lui.

Ma chi fa le leggi ha le sue gravi colpe: anziché chiedere maggior preparazione, nonchè una scelta di qualificazione specialistica a ciascun avvocato, ne allenta i profili, abbassando i margini di garanzia per i cittadini, che dagli avvocati devono essere difesi.

Noi siamo per un avvocato serio e qualificato, che scelga il settore ove operare, senza tentennamenti, per offrire la corretta e completa assistenza, che dovuta ad ogni singolo caso di cui si occupa.

I penalisti italiani che si riconoscono nell'Unione delle Camere Penali Italiane vogliono questo: serietà e capacità professionale a garanzia dei diritti di tutti, con una scelta chiara e visibile.

Chiunque dovrebbe imparare a fare una prima domanda ad un avvocato, prima di esporre il proprio caso: in quale materia lei è specializzato? Ma nessuno lo fa!

Si introducano, sì, regole nuove, ma di vera tutela dei diritti di ciascun cittadino, si imponga una specializzazione e non la libertà di occuparsi di tutto ed a qualsiasi costo.

E per costo non si intenda la parcella, ma il rischio che un diritto mal gestito possa ingiustamente essere vittima di una cattiva scelta.

Tu cittadino: esigi un avvocato preparato, curati che l'assistenza che Ti prospetta sia sempre adeguata, secondo criteri di professionalità, serietà, aggiornamento ed impegno.

Ma per far questo devi lottare per un avvocato libero: non succube di un padrone, forte del suo potere economico, che imponga una società ai suoi avvocati.

Non, dunque, un avvocato stretto nella morsa di false liberalizzazioni, che portino i soliti gruppi potenti (banche, assicurazioni, grandi aziende) a diventare i padroni degli avvocati.

Non importa, infatti, se gli avvocati siano giovani od anziani, ma conta che gli stessi siano in grado di difenderti adeguatamente.

E necessario pensarci: prima di scegliere e condividere normative che vadano nella direzione opposta, perché tra Te ed il potere riuscirai a non soccombere solo se avrai un forte avvocato al Tuo fianco, per difendere i Tuoi diritti, senza alcun timore reverenziale.

Da: per un buon diritto07/12/2012 08:25:20
ADESSO le tariffe vengono addirittura cancellate con un tratto di penna dal governo Monti, anche come semplice riferimento. «Eliminare le tariffe certamente non fa crescere il pil e anzi mette in difficoltà i giovani e non assicura l'impegno dell'avvocato», sono parole di Maurizio De Tilla, presidente dell'Organismo unitario dell'avvocatura. L'idea dei legali, in sostanza, è che le tariffe, almeno come riferimento, servano a tutelare le fasce più deboli del mercato. «Siamo per le tariffe di riferimento come ci sono in molti altri paesi», racconta De Tilla. Anche perché da questa norma non deriverebbe vantaggio per i consumatori.
Ma il punto che più brucia è quello sulla regolazione dell'accesso. Oggi, ripetono in tanti, gli avvocati italiani sono 240mila. In Francia, dove il mercato è liberalizzato, sono appena 48mila. E le norme del 'Cresci Italia' portano il tirocinio a 18 mesi, sei dei quali possono essere svolti in università. Quindi, di fatto, anziché stringere le maglie della selezione le allargano ancora. Una novità che non piace perché gli avvocati sono, in assoluto, la categoria professionale che soffre maggiormente la piaga della disoccupazione. Secondo un rapporto licenziato dal Cresme, nel 2010 la loro disoccupazione ha raggiunto picchi del 33%, soprattutto tra i giovani. Il mercato e la libera concorrenza, forse, aiuterebbero le fasce più deboli. E stupisce che, tra i punti della protesta, non compaia quasi mai l'abrogazione, con il decreto liberalizzazioni, dell'equo compenso per i praticanti introdotto ad agosto.
Infine, c'è la questione delle società di capitale. Ancora De Tilla: «I soci non professionisti nelle società di avvocati comporteranno infiltrazioni di camorra e di mafia». Una prospettiva, effettivamente, preoccupante. Ma che, forse, non è il solo motivo delle proteste. La norma, infatti, è pensata per far entrare nelle compagini societarie degli studi imprese e partner finanziari come banche e assicurazioni. Vederseli arrivare in casa porterà, forse, qualche beneficio di efficienza. Ma costringerà i professionisti a dividere i loro profitti.

Da: TIROCINANTI SEMPRE SCHIAVI07/12/2012 13:48:02

Si rivaluta l'istruzione tecnica
Più iscritti nelle facoltà scientifiche, mentre i nuovi Its sono stati presi d'assalto, e sono riusciti ad accogliere solo il 39,5% delle richieste. Cresce l'internazionalizzazione delle scuole: il 68% dei dirigenti ha partecipato negli ultimi cinque anni a iniziative all'estero

ROMA - La disoccupazione colpisce soprattutto i giovani, e i giovani ne stanno traendo le prime conseguenze: le immatricolazioni all'università sono calate del 6,3% nel 2010-2011 e del 3% nel 2011-2012. La riduzione interessa soprattutto i corsi di laurea di tipo umanistico-sociale, il cui "peso" passa tra il 2007 e il 2010 dal 33% al 29,9% delle immatricolazioni, mentre quelli di indirizzo tecnico-scientifico registrano un +2,7% (la loro quota passa dal 26% al 28,7%). L'interesse verso i percorsi di tipo tecnico non si limita però all'università: le Fondazioni Its (Istituti Tecnico Superiori), attivate nello scorso anno scolastico, sono state praticamente prese d'assalto, infatti è stato possibile soddisfare solo il 39,5% delle richieste, con picchi del 51,6% nelle regioni centrali e minimi del 22,8% in quelle meridionali. Ancora di minoranza la presenza femminile, ferma per ora al 24,3%.

E d'altra parte ormai indagini su indagini confermano che le qualifiche tecniche di alta specializzazione sono le grandi assenti nel nostro mercato del lavoro: nel 22,4% dei casi le aziende considerano tali figure "di difficile reperimento", mentre il dato medio per le altre figure professionali si ferma al 19,7%. Nel 2011 le competenze tecniche risultavano tra le più richieste dal mercato: con la previsione di oltre 100.000 assunzioni, pari al 17% di quelle previste nell'anno, la loro domanda ha registrato un'ulteriore crescita rispetto al 2009, con un incremento del 15,4%. E' il settore che presenta la più
alta incidenza di giovani: gli under 35 costituiscono il 26,3% del totale.

L'altro forte aspetto di innovazione delle scuole è l'internazionalizzazione. Nonostante i pochi finanziamenti e le difficoltà burocratiche (denunciate dal 46,8% delle scuole) ormai mandare i propri studenti all'estero per un anno o qualche mese di scuola o per un tirocinio (76,6%) o anche mandarci degli insegnanti per aggiornamento professionale (38%) è diventata un'esperienza di routine per la stragrande maggioranza delle scuole italiane. Infatti il 68,1% dei dirigenti scolastici delle scuole medie superiori dichiara di aver partecipato a un'iniziativa di questo tipo negli ultimi cinque anni.

Anche in questo caso, si registra il primato degli istituti tecnici, che vantano una partecipazione al 74%; seguono i professionali (70,5%) e infine i licei (64,5%). Almeno in questo siamo diventati europei: le scuole infatti hanno imparato a fare buon uso dei fondi dei programmi Comenius (57,4%) e Leonardo da Vinci (22,3%) oltre che del Fondo Sociale Europeo. Alle spese partecipano anche le famiglie, che hanno finanziato nella misura del 17,2% le iniziative di mobilità della scuola (in prevalenza quelle legate all'apprendimento delle lingue straniere).

Del resto l'interesse delle famiglie per la formazione all'estero ormai è forte: i giovani che hanno deciso di completare in una facoltà universitaria straniera il loro percorso di studi sono aumentati del 42,6% tra il 2007 e il 2010.

Da: xbastacoglioni08/12/2012 07:44:29
Ormai il 50% dei nostri avvocati non supera un guadagno annuo di 16mila euro": sbotta la presidentessa dell'Ordine degli avvocati di Cremona, Anna Salvalaggio. "Sul nostro territorio abbiamo sempre meno lavoro - fa notare - perché le aziende chiudono o sono paralizzate dalla crisi. Ci rimane solo l'ambito del diritto privato. Ma è un campo troppo ristretto per i 315 avvocati che ruotano attorno al tribunale di Cremona. E se il tribunale di Crema chiude, raggiungeremo quota 500".

La flessione del reddito medio di un avvocato è lenta, ma costante, e ha toccato punte del 7% nel solo 2010. All'interno di questo mondo c'è comunque una contraddizione. "Il 52% di quanto il nostro ordine fattura - spiega Salvalaggio - entra di fatto nelle tasche dell'8% degli avvocati. Il motivo? Glielo chieda al Ministro della Giustizia, Paola Severino, che come avvocato fattura all'anno 7 milioni di euro."

Da: xbastacoglioni08/12/2012 07:56:22
PERO' NON TUTTI SONO COGLIONI IN ITALIA. ANZI MORTE TUA (COGLIONE) VITA MIA.......... infatti non tutti hanno studiato legge per diventare morti di fame a 30 anni e anche più
Tutt'altro capitolo è quello dei commercialisti: 260 sono quelli iscritti all'Albo di Cremona e solo il 10% non è libero professionista. "La crisi non ha ridotto il nostro lavoro, anzi - commenta il vice-presidente dell'Ordine dei commercialisti di Cremona, Luciano Scolari - sono aumentate le richieste di consulenza d'ambito fiscale e burocratico, oltre a quelle riguardanti la cassa integrazione e gli ammortamenti sociali. Sono sempre meno le buste-paghe e i servizi contabili". Il mondo dei commercialisti si salva, adattandosi però ad un mondo del lavoro  che non sta ruotando nel verso giusto. "Quello che noi notiamo - ha aggiunto Scolari - è che non nascono attività nuove. Quelle che ci sono non crescono e faticano a pagarci per le nostre consulenze. E questi non sono segnali edificanti".

Da: I COMMISSIONE08/12/2012 15:50:37
INTERVENTO SENZA Nè CAPO Nè CODA....MA KE STAI A DIRE??? UNA PAKKI ASTUDIARE ANNI PER FARE POI LA FAME?? CONTENTO TU

Da: xbasta09/12/2012 11:47:42
http://www.italiaoggi.it/news/dettaglio_news.asp?id=201209191000071735&chkAgenzie=ITALIAOGGI&titolo=Avvocati,%20nuovi%20poveri


Avvocati, nuovi poveri


Redditi degli avvocati sempre più giù. E i nuovi parametri costeranno alle tasche dei legali un altro 30%, vale a dire 2 miliardi di euro. Da un lato, infatti, secondo gli ultimi dati elaborati dalla Cassa forense, il reddito medio annuo degli avvocati iscritti è stato pari a 47.822 euro nel 2010, il 2% in meno rispetto all'anno prima. Dall'altro, secondo una prima valutazione dell'Ordine degli avvocati di Milano, che ha dato mandato all'Università Cattolica di calcolare l'effetto dei nuovi parametri istituiti dal decreto del ministero della giustizia sulle tasche degli avvocati, l'abolizione totale delle tariffe peserà fino al 30%: morale, il reddito medio lordo crollerà a 30 mila euro e il reddito complessivo Irpef passerà dai 7,3 miliardi del 2010 a circa 5 miliardi di euro. È quanto è emerso, tra l'altro, al convegno di ieri organizzato dall'Ordine degli avvocati milanesi e dalla Camera penale di Milano, dal titolo «La riforma sospesa e l'ordinamento forense voluto dal governo». Ma andiamo con ordine, a partire dagli ultimi dati della Cassa forense.
I dati della Cassa. Gli ultimi dati della Cassa forense, che ItaliaOggi è in grado di anticipare, fotografano la crisi inesorabile della professione. Il reddito medio annuo, come detto, nel 2010 è calato ulteriormente rispetto al 2009, anno in cui si era già verificata una caduta del 3,1% rispetto all'anno prima (da 50.351 euro a 48.805). Continua a crescere, invece, il reddito complessivo Irpef, dai 7,2 miliardi del 2009 ai 7,35 del 2010. Un dato che si traduce in un continuo aumento degli iscritti a fronte dell'irreversibile calo degli affari. Il volume d'affari Iva 2010 degli avvocati iscritti alla Cassa è infatti calato del 3,2% rispetto al 2009, passando da 74.544 euro a 72.186 euro. Nel 2008, invece, il volume era pari a 76.012 euro.

Da: il motivo degli iscrtitti a giurisprudenza09/12/2012 15:25:48
Proroga AVVOCAGTO SPAGNA
Circolare ministeriale del 21.11.2012 del "Ministerio de Justicia" :
ORDINE PERENTORIO a tutti gli Ordini spagnoli, di iscrivere ai vari "Colegios de Abogados de Espana", tutti i cittadini COMUNITARI in possesso della Credencial di homologaciòn, indipendentemente dalla data di presentazione di domanda di omologazione al "Ministerio de Educaciòn"quindi anche quelli che hanno presentato domanda dopo il 31.10.2011.Termine ultimo per conseguire la Credencial di homologaciòn :Ottobre 2013
Fonti :Colegio de Abogados de Madrid-Calle Serrano n. 9-tel 0034-917889380
Ministerio de Justicia-servicio de atencion al ciudadano- Plaza jacinto benavente n. 9-Madrid- tel 0034-902007214).

Da: megliofarmacista10/12/2012 14:13:55
In ambito sanitario chi guadagna di più, sia dal punto di vista dei ricavi complessivi medi che del reddito medio che questi generano, sono i farmacisti con incassi oltre cinque volte la media dei contribuenti sottoposti agli studi di settore e redditi medi che sfiorano il quadruplo della media.

A seguirli, sempre in ambito sanitario, sono gli studi medici con ricavi medi molto inferiori alla media, ma guadagni che invece superano di due volte e mezzo circa quelli medi rilevati per il 2009 da professionisti e imprese soggetti agli studi di settore dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia in collaborazione con agenzia delle Entrate e So.Se. SpA, che li hanno resi disponibili sul proprio sito (VEDI).

Analizzando i settori di interesse sanitario le circa 15mila farmacie sono al di sopra degli altri come incassi e guadagni (seconde nella classifica generale ai notai), probabilmente anche perché si tratta di un'attività del tutto sotto controllo.

Il rapporto tra incassi medi e guadagni medi tuttavia è ben più alto nel caso di attività autonome rispetto a quello di impresa. Il reddito degli stessi farmacisti infatti equivale a circa il 9% del guadagno complessivo, mentre quello degli studi medici è il 77,5% degli incassi medi totali.

Così ad esempio i ricavi dei laboratori di analisi sono nettamente superiori se non si tratta di redditi da lavoro autonomo (480.400 euro contro 113.300), ma il reddito medio quasi si equivale: 48.300 euro contro 46.500 per le attività di lavoro autonomo, rispettivamente con un'incidenza sugli incassi del 10 e del 41 per cento.

Sempre al di sopra della media per reddito medio ci sono i servizi degli studi odontoiatrici, che dal ricavo medio di 144.400 euro guadagnano mediamente 47.600 euro, il 33 per cento.

Al di sotto della media dei redditi (28.400 euro) si trovano alcune attività paramediche professionali, quelle degli psicologi e dei servizi veterinari. Ma l'incidenza del reddito medio sui ricavi medi cambia: è del 45% per i paramedici, del 77,9% per gli psicologi, del 46,6% per i servizi veterinari.

Sul versante della produzione invece, ai primi posti nella classifica ci sono i fabbricanti di apparecchi medicali e protesi che hanno un ricavo medio relativamente basso (88mila euro) ma un guadagno al terzo posto in classifica: 62.200 euro che rappresenta il 77,5% dei ricavi totali.

Al di sopra della media ci sono poi i grossisti di medicinali, articoli medicali e ortopedici, secondi in classifica dopo i farmacisti per i ricavi (861.600 euro medi) da cui però ottengono un reddito medio di 60.100 euro, poco meno del 7% quindi.

Al di sotto della media dei redditi c'è invece il commercio al dettaglio di articoli medicali e ortopedici, la fabbricazione e riparazione di protesi dentarie, quella degli occhiali. Le erboristerie chiudono la classifica dei contribuenti "sanitari" sottoposti a studi di settore con 14.700 euro di reddito, guadagnati su ricavi medi di circa 114.800 euro (12,8%).

Da: ficentde10/12/2012 22:31:48
il coglione è colui che nn sa, magari dopo essere anche abilitato che nn si scrive "in giurisprudenza"
*IN *fa parte delle preposizioni semplici e forse nn lo sai??!!!
La preposizione (dal latino "praeponere" = porre davanti) è, in grammatica, una parte invariabile del discorso che serve a creare un legame fra parole e frasi, specificando un rapporto reciproco e la funzione sintattica della parola, locuzione o frase che la segue.
Nella lingua italiana le preposizioni sono divise in tre categorie:

Proprie: di, a, da, in, con, su, per, tra, fra definite semplici o articolate, se unite (univerbazione) a un articolo determinativo. Per esempio: sulla, nel, degli, alle,...
Improprie:, ovvero quelle derivate da aggettivi, avverbi, participi. Per esempio: davanti, dopo, vicino, lungo, durante, verso, mediante, secondo, dato...
Anche la preposizione IN esprime il complemento di luogo e quindi risponde alla domanda "dove?" o "verso dove?", in particolare si usa con i verbi di stato o di movimento davanti a:

- nomi di nazione:

Sono in Italia.

Vado in Marocco.

- nomi di grandi isole e regioni:

Abito in Sicilia.

Lavoro in Normandia.

- nomi delle vie:

Abito in via San Vitale 10.

- nomi di negozi o luoghi che finiscono in -ia.

Per esempio: in pizzeria, in gelateria, in macelleria, in salumeria, in profumeria, in periferia etc.

Esistono tuttavia alcune eccezioni:

in banca, in piscina, in biblioteca, in discoteca, in palestra, in ufficio, in chiesa, in campagna, in montagna, in edicola, in centro, in periferia, in vacanza etc.

in giurisprudenza????
Semmai è alla facoltà di giurisprudenza...
cmq capisco che ormai tutto opinabile...
anche la libertà di pensiero e scelta...
ritengo personalmente
che ognuno può o possa iscriversi alla facoltà che desidera e nessuno dovrebbe mai permettersi di offendere le scelte altrui...
rispondo per quei milioni di ragazzi che hanno il diritto di scelta come tutti...
tanto la vita fa coglioni e la bravura fa i migliori...
mi ha davvero colpito seguire questa discussione....
il lavoro duro e la capacità pagano più delle selezioni....


Pagina: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 - Successiva >>


Torna al forum