>Concorsi
>Forum
>Bandi/G.U.
 
 
 
 
  Login |  Registrati 

NB: La redazione di mininterno.net non si assume alcuna responsabilità riguardo al contenuto dei messaggi.

troppi avvocati in Italia????? mah...................
48 messaggi, letto 3707 volte
 Discussione chiusa, non è possibile inserire altri messaggi

Registrati per aggiungere questa o altre pagine ai tuoi Preferiti su Mininterno.

Torna al forum    


Pagina: 1, 2 - Successiva >>

Da: e allora mambo!!!!09/06/2012 08:33:56
leggete e meditate:
http://www.avvocati-part-time.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1321:roma-madrid-monaco&catid=1:tutte-le-notizie&Itemid=2

Da: e allora mambo!!!!09/06/2012 08:50:16
207.240 in tutta ITALIA al lordo degli avvocati degli enti territoriali!!!!!!!
fatevi un conto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
e quanti di questi iscritti esercitano effettivamente la professione?????????

Da: _Giulia_09/06/2012 15:51:54
ma fottiti mongolo!

Da: x mambo09/06/2012 17:06:09
hai perfettamente ragione. è un dato che in italia gli avvocati siano tanti, ma parlare di "troppi" è un nonsenso (troppi rispetto a che??)
la verità è che se ci fosse vera concorrenza, probabilmente il numero degli avvocati scenderebbe pure (sicuramente chiuderebbero un sacco di studi fatti di avvocati vecchi che campano di posizioni di rendita ma non sanno neanche accendere un computer).
largo ai giovani!!!

Da: garante09/06/2012 17:56:34
ebbene...solo con i lardosi e penosi avvocati di una certa età le varie aziende del settore possono fatturare i loro pseudo-servizi informatici, va da sè che in Italia non c'è spazio per il cambiamento e l'innovazione.

Da: oeiur10/06/2012 13:47:11
mah

E' disponibile l'App ufficiale di Mininterno per Android.
Scaricala subito GRATIS!

Da: ...10/06/2012 17:28:49
Sono troppi gli avvocati italiani?
Ebbene la matematica non è un'opinione.
Bisogna effettuare una semplice operazione di divisione; ossia numero degli avvocati+praticanti avvocati abilitati : popolazione italiana; il risultato è un numero che non significa niente se preso da solo, ma se raffrontato al numero degli avvocati inglesi rispetto alla popolazione inglese; svedesi rispetto alla popolazione svedese; tedeschi rispetto alla popolazione tedesca; tale numero diventa molto, ma molto significativo.
Inoltre, e purtroppo se ne parla piuttosto poco (chissà perchè?), tale ragionamento va applicato agli studenti di giurisprudenza.
E si constaterà come aveva ragione un grande professore che parlava della necessità di introdurre lo studio dell'analisi matematica per gli studenti del primo anno di giurisprudenza, allo scopo di recuperare qualche talento che poteva abbandonare gli studi giuridici per demotivazione, giacchè per lo sviluppo e il progresso dell'Italia, non occorrono tanti avvocati, ma molto più ingegneri.
Ad esempio lo sviluppo dell'India è da ricollegare anche alle eccellenti menti degli ingegneri elettronici indiani, molto apprezzati anche in Italia.

Da: un fatto inoppugnabile10/06/2012 18:59:17
l'Italia è il Paese che ha il maggior numero di avvocati IN TUTTO IL MONDO, e non semplicemente in rapporto alla popolazione.
Nessun Paese al mondo annovera 240.000 avvocati abilitati al patrocinio davanti ai tribunali.
No gli Stati Uniti, non la Russia, e neanche la Cina!!!

Da: ...10/06/2012 23:04:22
La matematica non sarà il mio mestiere.....
notte prima degli esami .....

Da: x un fatto inoppugnabile11/06/2012 13:07:19
sugli stati uniti sei poco informato, vatti a documentare...

Da: e allora mambo!!!11/06/2012 13:19:57
di 207.000 quanti esercitano effettivamente la professione?
quanti dichiarano più di 12000 euro?
io mi fotto da solo!!!!
è la matematica che vi incula!!!!!!

Da: e allora mambo!!!11/06/2012 13:24:49
a Giulia che era brava dico solo che al concorso ADE (855 funzionari) hanno partecipato almeno 5.000 tra iscritti all'albo e praticanti abilitati e praticanti senza abilitazione!!!!
dico almeno perchè il numero è sicuramente superiore!!!!!
ma Giulia ignora ignora ingnora..................

Da: e allora mambo!!!11/06/2012 13:29:04
per ....
ma che proporzioni fai?????
e se i praticanti ottenuto il titolo decidessero di diventare magistrati???
ma sapete quanti praticanti notai hanno il titolo di avvocato ma non esercitano???
ma voi dove vivete??????
scendete dall'albero!!!!!!!

Da: ...11/06/2012 15:17:40
E quanti sono questi notai, che sono iscritti all'albo degli avvocati? 5.000, cioè tutti i notai? E quanti sono i magistrati iscritti all'albo degli avvocati altri 5.000? cioè tutti i magistrati d'Italia?
Ma poi mi chiedo: è vero che ognuno per perorare la sua tesi invece di argomentare si arrampica agli specchi, ma fino a questo punto per negare l'evidenza matematica, è assolutamente contro ogni logica, infatti non esiste l'incompatibilità tra iscrizione all'albo degli avvocati e pubblico impiego, magistratura, notariato e esercizio dell'attività d'impresa?
Siamo arrivati ai livelli dei ragionamenti degli ubriachi.

Da: e allora mambo!!!12/06/2012 08:28:23
tu stai male o non sai leggere..............
praticanti notai (coloro che si preparano al concorso)incompatibilità????????????????????
ma secondo me tu hai un ottimo rapporto con la grappa.

Da: Avv. Professore FETENTE12/06/2012 10:49:02
Chi è Avvocato dice che gli Avvocati in Italia sono troppi.

Chi è praticante afferma il contrario.

Chi ha ragione ???????

Beh, 240 mila Avvocati su 60 milioni di persone significa che nel nostro "bel" Paese c'è 1 Avvocato ogni 250 persone (compresi i bambini, i disabili gravi, ecc.).

OGNI 250 PERSONE 1 AVVOCATO ??????????????????????

Da: Avv. Professore FETENTE12/06/2012 10:50:06
...E' vergognoso !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

SFOLTIRE, SFOLTIRE, SFOLTIRE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Da: giustoraggionamento12/06/2012 10:52:24
Ma, se gli avvocati in italia sono tutti come noi, la concorrenza non è tanta. Consideriamo anche questo. Quindi la media per abitante si abbassa

Da: ...12/06/2012 11:19:12
va beh, dai... ora mi vorreste far credere che gli avvocati in Italia sono pochi... mahhhhhh!!

Da: 12/06/2012 11:26:02
con la riforma passerà il 10% all'esame, il problema si risolverà in 5-6 anni.

Da: ...12/06/2012 11:28:25
comunque fino a 20 anni fa l'esame veniva fatto senza codici commentati e con un sacco di materie all'orale, eppure ce la facevano!

Da: io12/06/2012 11:30:06
si si quando bastava saper scrivere e dire voglio fare l'avvocato da grande...

Da: infatti12/06/2012 11:32:29
20 30 anni fa le % erano diverse...

Da: giavvocato12/06/2012 11:33:41
Torniamo a zappare la terra

Da: ...12/06/2012 11:38:24
il fatto che 20-30 anni fa le percentuali fossero diverse conferma il fatto che oggi gli avvocati sono veramente troppi!!

Da: infatti12/06/2012 11:45:35
ma x favore... cmq vendono terreni a buon prezzo in germania. d patate nn s muore...

Da: ........................12/06/2012 12:02:40

SCHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH


da www.avvocati-part-time.it Segue breve intervista a Giuseppe Tesauro sull'argomento (rilasciata ben 3 anni fa)


Non si imbrogli sui numeri!
In un articolo pubblicato da ilsole24ore il 28 aprile 2009, dal titolo "Classe forense, i numeri da sfatare", si leggeva che all'albo avvocati di Roma sono iscritti 20.186 avvocati; all'albo di Madrid più del doppio, addirittura 45.166; all'albo di Monaco pochi di meno e cioè 18.364.
Altra notazione si leggeva, ancor più interessante; quella per cui, se è vero che in Francia ci sono circa tanti avvocati quanti ne sono iscritti all'albo di Roma, è pure vero che la Francia costituisce un eccezione tra i paesi europei, nei quali sono presenti avvocati in misura non molto diversa che in Italia. In particolare quasi in ogni paese d'Europa il numero degli avvocati supera i 150.000 (159.295 in Spagna, 150.375 in Germania, 151.802 in Inghilterra-Galles).
Interessante la progressione numerica degli iscritti all'albo in Germania (vedi articolo di Roberto Giardina a pag. 11 de ItaliaOggi del 18/2/2010): erano poco più di 36.000 nel 1980; 56.000 nel 1990; nel 1995 erano già un 50% in più; 104.000 nel 2000; oggi, nel 2010, sono 150.400.
Ancor più interessanti due notazioni di Giardina:
- quella per cui "i primi dieci studi internazionali in Germania, che occupano fino a 500 legali ciascuno, danno lavoro al 4% degli avvocati, e incassano il 40% degli introiti complessivi";
- quella per cui in Germania "gli ostacoli per esercitare sono minori che in Italia per un giovane che si affaccia alla professione".
Dunque basta con la tiritera dei troppi avvocati in Italia. Già la si ripeteva stancamente intorno al 1920 e oggi ci tocca sentirla sempre più spesso (persino in occasione dei discorsi d'apertura dell'anno giudiziario) e assurdamente posta a motivo dell'eccessivo numero di cause in Italia (assurdamente perchè di certo, per il penale, le cause non le sollecitano gli avvocati, mentre per il civile e l'amministrativo la colpa della litigiosità eccessiva è tutta del legislatore e della giurisprudenza, i quali sono uno più incerto dell'altro) .
Gli avvocati italiani si aspettano che gli organismi che si dicono rappresentativi dell'avvocatura li difendano dall'accusa infamante di creare artificiosamente le cause che intasano i Tribunali.
Invece che sulla "autoritaria" (e incostituzionale perchè irragionevole, sproporzionata e anticoncorrenziale) riduzione del numero degli avvocati, si focalizzi l'intervento di modifica della legge professionale sulla necessità di porre rimedio ad una regolazione anticoncorrenziale della professione forense.
Al riguardo occorre rammentare che un settore produttivo può dirsi aperto alla concorrenza non se è alto il numero dei concorrenti ma se i loro redditi non sono eccessivamente differenziati, come avviene invece tra gli avvocati italiani, in piccola percentuale titolari d'alti redditi e in alta percentuale ormai "proletarizzati".

o-o-o-o-o-o

L'attuale giuduce della Corte costituzionale Giuseppe Tesauro, già presidente dell'Antitrust, intervenne su il sole 24 ore del 18/8/2007 per denunciare la carenza di concorrenzialità nella regolamentazione italiana della professione forense. Tra l'altro, censurando il divieto di costituire società (diverse dalla forma societaria oggi ammessa), parve censurare ogni presunzione odiosa di conflitto di interessi. LEGGI DI SEGUITO QUELLO CHE PUO' VALERE COME UNA SORTA DI MANIFESTO PER UNA RIFORMA VERA DELL'AVVOCATURA. DOVREBBE VALUTARE BENE IL LEGISLATORE CHE ORAMAI LE COSCIENZE CRITICHE DI AVVOCATI E PRATICANTI SONO DESTE E CHE UNA EVENTUALE RIFORMA VIZIATA DI ILLEGITTIMITA' COSTITUZIONALE O DI ILLEGITTIMITA' COMUNITARIA AVREBBE VITA BREVE ...

Affermava, tra l'altro, Tesauro: "L'avvocatura italiana ha senza dubbio bisogno di modernizzarsi. Oggi la domanda di servizi legali è per una parte significativa molto diversa da quella per la quale è stata concepita la disciplina della professione ancora in vigore. Spesso questa domanda sofisticata, multidisciplinare, multinazionale, non trova risposta adeguata nell'offerta italiana, ancorata pervicacemente ad un approccio antiquato alla professione, pur se di grande qualità. Ritengo che questo sia il terreno sul quale vanno concentrate le energie della politica ma anche della professione e delle istituzioni. ... L'accesso alla professione assume oggi toni quasi paradossali. La pratica è un sogno che non tutti riescono a realizzare, a meno che non si abbia un parente stretto con studio; spesso, pertanto, ci si arrangia a farla solo sulla carta. L'esame è avventuroso, teoricamente il più difficile per un laureato in legge ma in realtà è una lotteria, soprattutto a causa del numero dei candidati. Tanto vale allora inventare qualcosa di diverso e di più serio: percorsi pratici presso le aziende, presso studi professionali selezionati, nelle amministrazioni pubbliche, negli uffici giudiziari, da sempre bisognosi di personale. A fare la vera selezione in base alla professionalità sarà la vita, che normalmente si sbaglia poco. Gli ordini professionali devono avere un senso che non sia solo quello di corporazione. ... La concorrenza è un tema che negli ultimi anni ha turbato i sonni di alcuni avvocati, ma soprattutto degli Ordini. Sul punto ci sono molti equivoci, spesso alimentati ad arte o per ignoranza. Anzitutto offende immotivatamente l'accostamento alle imprese per l'applicazione delle regole di concorrenza, in particolare comunitarie, quando ciò non ha nessuna conseguenza ma vuole solo rilevare la incontestabile portata economica dell'attività legale.... D'altra parte, l'accostamento troppo immediato della tariffa alla qualità della prestazione, questo si, dovrebbe offendere un avvocato che si rispetti. La pubblicità è anch'essa al centro di equivoci . E' oggi vietata ma di fatto è ipocritamente consentita in forme striscianti e sofisticate ad alcuni professionisti: televisione, giornali, convegni e altro. Tanto vale disciplinarla, prevederne forme particolari di tipo informativo, a vantaggio dei cittadini-clienti, che pure hanno il diritto di sapere che un avvocato matrimonialista non necessariamente è quello giusto per difendere chi ha ucciso il coniuge; e che per costituire una società a Rio de Janeiro spesso non basta un qualsiasi avvocato civilista. Resta l'organizzazione della professione, che si dovrebbe modernizzare, anche con strumenti e forme in sintonia con i tempi. Disciplinare si, ma non vietare la convivenza nello stesso impianto professionale di avvocati e commercialisti, ma perchè no, anche con ingegneri e architetti, economisti e analisti finanziari. L'imprenditore, nemmeno tanto piccolo, non può essere costretto a girare le sette chiese per un'iniziativa economica di qualche rilievo. E se, per una certa fascia di offerta, c'è bisogno di una struttura di tipo societario, non si comprende per quale motivo debba essere preclusa, una volta che la motivazione razziale dell'attuale divieto è, per fortuna, venuta meno da più di mezzo secolo e la responsabilità personale del legale è compatibile con il nuovo assetto. Tanto più che oggi uno studio professionale ha spesso una società di servizi alle spalle, per il solito motivo fiscale. La professione di avvocato ha bisogno di aria nuova, per rispondere ad una domanda che è cambiata e non può essere lasciata ai soliti >, niente affatto più bravi di un medio avvocato italiano".

Cosa aggiungere? Solo un confronto con la situazione e la regolametazione inglese dell'avvocatura.

Il Legal Services Bill ha radicalmente riformato i servizi legali inglesi. A partire dal 2010/2011 saranno introdotte grandi novità: le più importanti paiono la possibilità di quotazione in borsa per gli studi legali e la possibilità di vendere una quota di minoranza dello studio, pari al 25%, così consentendo l'accesso agli assetti proprietari degli studi a non avvocati per permettere la nascita di studi multidisciplinari. Pure importante sarà, quanto alle istituzioni di governo dell'avvocatura, la separazione della funzione disciplinare dalla funzione sindacale (che erano entrambe attribuite alla Law society of England and Wales).

Le law firms inglesi potranno essere acquistate da società commerciali, anche se con alcuni limiti di legge che tutelano qualità, indipendenza e deontologia: tutti i soggetti che parteciperanno all'attività "multidisciplinare" degli studi saranno sottoposti agli stessi principi e canoni deontologici degli avvocati; nell'acquisizione degli incarichi difensivi si dovrà rispettare un "codice di doveri"; gli investitori esterni che intenderanno acquisire quote di uno studio legale saranno sottoposti ad un "test di probità" e se non rispetteranno nel tempo le regole loro imposte potranno anche essere espulsi. Oltre la Manica il processo organizzativo degli studi legali è già molto avanzato e si avvia, dunque, a un ulteriore adeguamento alle esigenze dei tempi: i grandi studi associati inglesi (già nel 2000 un centinaio di grandi studi con più di 25 soci impiegava il 36% degli avvocati e generava più del 50% del fatturato professionale forense inglese. Nel 2008 fa il più grande studio legale al mondo, Clifford Chance, aveva più di 600 soci, circa tremila avvocati e fatturava circa un miliardo di sterline con più di 300 milioni di utile). In Italia altro che borsa! Siamo fermi alla affermazione di principio della Corte Costituzionale 189/01 per cui la professione forense è settore del mercato dei servizi professionali naturalmente concorrenziale. Da noi c'è solo qualche timida apertura allo studio associato multispecializzato e multidisciplinare; nessun ragionevole vantaggio fiscale è previsto per lo studio associato; vige ancora l'anacronistico e ipocrita divieto di lavorare come avvocato dipendente di uno studio legale. La realtà della regolazione italiana vede una concorrenza selvaggia in fatto che paradossalmente si fonda su una normazione anticoncorrenziale che, con rara miopia, è strenuamente difesa da troppo ampia parte della "classe forense". Alcuni dubitano addirittura della compatibilità del sistema inglese con la nostra Costituzione. Altri dubitano che quel sistema sia compatibile con i caratteri di riservatezza del rapporto cliente-professionista in Italia. In realtà, forse, sono a disagio con quel lo cuturale di mercato. Una cosa è certa: l'"industria legale" britannica portava (prima della crisi finanziaria del 2009) 2,2 miliardi di sterline alla bilancia commerciale (i ricavi degli studi legali erano ben l'1,5% del P.I.L. britannico) ed è, tuttora, sempre più protagonista nel mercato globalizzato, mentre gli avvocati italiani non fanno altrettanto bene. Penso che troppi di noi siano legati ad un mondo superato, classista, autoreferenziale e ipocritamente negatore della realtà economica e sociale. E i risultati, nel confronto si vedono: 1) Non è stato un problema ma una opportunità per l'intera "classe forense" britannica veder raddoppiare in venti anni il numero degli avvocati (nel 2008 erano 140.000 tra barristers e solicitors); 2) lo stipendio minimo annuo che percepiva nel 2008 un praticante agli inizi dell'attività era di ben circa 16.000 sterline; 3) lo stipendio medio di un avvocato dipendente di una law firm appena abilitato era di ben circa 70.000 sterline annue. E in Italia cosa si profila all'orizzonte? IL GATTOPARDO: CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NIENTE.

Da: ...12/06/2012 12:05:21
troppo lungo, mi fa fatica anche leggerlo...

Da: ........................12/06/2012 12:07:12
"in base ai dati Istat sulle forze di lavoro, nel 2009 la popolazione in possesso di un titolo accademico in ingegneria ha raggiunto quota 547.000, di cui 417.000 occupati, di cui il 73% sono lavoratori dipendenti e il settore che assorbe il numero maggiore di laureati in ingegneria continua ad essere quello dei servizi, con circa il 64%."

ora siamo nel 2012.

e si ma il problema è il numero degli avvocati!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


ma state zitti!!!!!!!!!!!!!!!

Da: ............12/06/2012 12:09:46
Il vero problema è la presenza di un alto numero di avvocati gai!!!!

Pagina: 1, 2 - Successiva >>


Torna al forum